‘O riavule ‘e Margellina

Oggi voglio scoprire un po’ di più circa un’antica storia che narra di un amore impossibile e dannato. Per farlo mi reco a Mergellina e precisamente nella Chiesa di Santa Maria del Parto, che si erge su quello che una volta era un dirupo sul mare. Oggi la chiesa si presenta al culmine di una scala e circondata da moderni edifici ma resta inconfondibile, con la sua facciata rossa e quello sguardo rivolto alla città.

La chiesa è legata alla figura di Jacopo Sannazzaro che la fece costruire sul finire del Quattrocento. Custodisce al suo interno il sontuoso monumento funebre dell’umanista napoletano e nella parte inferiore alcuni pezzi superstiti di uno dei più antichi presepi napoletani. Ma oggi sono qui per ammirare un dipinto che racconta di una donna ammaliatrice e di un uomo che cerca rifugio dalle tentazioni.

Si narra che una bellissima giovane donna napoletana, Vittoria d’Avalos, novizia nel famigerato convento di Sant’Arcangelo a Baiano, s’invaghì del Vescovo Diomede Carafa e incaricò una vecchia fattucchiera di preparare una fattura d’amore per l’ignaro prelato. Una volta pronta la pozione sotto forma di Zeppulelle e Biancomangiare, Vittoria la offrì all’uomo, con la preghiera che la aiutasse a trovare marito. Da quel momento il Carafa si sentiva sempre più attratto dalla giovane e la sua immagine sorridente divenne per lui un tormento pericoloso. In crisi mistica e sempre più provato, impotente al cospetto della forza dell’amore, il Vescovo si rivolse ad un vecchio monaco procidano famoso per le sue pratiche esorciste.

Questi consultò le antiche carte sottratte alle streghe bruciate secoli prima e rifacendosi al potere esoterico dell’”immagine”, escogitò la controfaccia del sortilegio usando il potere buono rappresentato da S. Michele e quello cattivo rappresentato dal Diavolo con le fattezze della donna. Si ordinò il dipinto al pittore Leonardo da Pistoia che ritrasse l’arcangelo Michele nell’atto di trafiggere il dragone-satana rappresentato con le sembianze di Vittoria. Un corpo da demone con un volto bellissimo ed uno sguardo vivo, penetrante e ambiguo, tra la sfida e la richiesta di perdono. Affinché il rimedio funzionasse, però, il dipinto doveva essere protetto in un luogo sacro per accumulare le contro-forze necessarie a sconfiggere il sortilegio. Così fu deciso di affidarlo alla custodia della chiesa di Mergellina. Da quel momento ogni volta che il Carafa si sentiva particolarmente turbato dal pensiero di Vittoria, si recava in chiesa a guardare in faccia il suo demone tentatore e a sfidarlo fino a rendere vana la sua forza. Con il passare del tempo, il prelato riuscì a ritrovare la serenità e la forza per superare le tentazioni.

La storia, come spesso accade, si ammantò di leggenda e tanto bastò al popolo napoletano per coniare una dei suoi innumerevoli proverbi. Infatti, da quel giorno, per indicare una donna bella, ammaliatrice ed ingannatrice si dice “Si bella e ‘nfam comm’ o riavule ‘e Margellina “.