‘A ‘Nzegna

Oggi ho un appuntamento con il mio amico Luciano, un “ragazzo” di settantuno anni tassista di professione e podista per passione.
Per me Luciano è soprattutto fonte di conoscenza, memoria e testimonianza di una Napoli, quella del Pallonetto e di Pizzofalcone, nell’immediato dopoguerra. E così, ogni volta che ne ho l’occasione cerca di “rubare” un aneddoto, una vecchia usanza, un personaggio o un modo di dire. Mentre gustiamo un buon caffè, oggi Luciano mi racconta della N’zegna, una festa che si teneva il giorno di San Lorenzo a Santa Lucia.
Festa risalente alla fine del 1300, che fu tra le più amate dai Napoletani, una delle ricorrenze più apprezzate dal popolo basso. In realtà l’avvenimento miracoloso che diede origine alla festa avvenne in Sicilia ed era legato al culto della Madonna della Catena che ben presto si diffuse in tutto il Sud Italia. E’ in epoca borbonica, e in particolare nell’Ottocento, che a Napoli la festa assume una certa importanza quando era celebrata da marinai e pescatori con grande solennità nel mare di Santa Lucia e collegata alle celebrazioni in onore della Madonna della Catena che si svolgevano nell’omonima chiesa che, tra l’altro, custodisce le spoglie del grande Ammiraglio Francesco Caracciolo.

Il giorno della ‘Nzegna i “Luciani” indossavano l’abito nuovo costituito da una camicia di lana bianca ed un paio di brache di fustagno ed erano molto orgogliosi che alla festa assistesse il re in persona.
Una banda di musicisti preceduta dal classico Pazzariello guidava una processione che partiva dal Pallonetto ed era diretta a Palazzo Reale. Una volta giunto a Largo di Palazzo, il corteo accoglieva una carrozza sulla quale sedeva una coppia nei panni di Ferdinando II di Borbone e di Maria Carolina.
La carrozza reale era seguita da “Luciani” in costume borbonico e da un gruppo di popolani travestiti da dignitari che, giunti nello specchio di mare antistante Castel dell’Ovo, venivano scaraventati in acqua, come in un rito ancestrale, per un bagno purificatore détto ‘o calatone.
Dal corteo improvvisamente si staccavano quattro o cinque persone, che nella folla dei curiosi  individuavano alcuni “tipi soggetti”, li afferravano e li trascinavano a mare “incuranti delle implorazioni e persino dell’ angosciato annunzio “Guardate ca io m’ affogo , nun saccio natà!” per poi subito dopo ripescarli tra urla e sberleffi.
Sembra che il anche Re Ferdinando in persona assistesse alla festa e che si divertisse moltissimo nel beffeggiare i malcapitati.

Secondo alcuni il significato del termine ‘Nzegna è insegnamento, ammaestramento al mare e agli scherzi del destino. Ma la tesi più accreditata vuole l’origine del nome nelle insegne variopinte che addobbavano i gozzi che seguivano la festa dal mare.

I Luciani, ovvero i nativi di Santa Lucia, sono stati sempre storicamente lealisti, fornendo i migliori marinai e la guardia del corpo alla casa regnante. Continuarono ad essere fedeli anche dopo il 1860 e manifestarono il loro legittimismo organizzando una mascherata annuale che si teneva il 15 luglio e nella quale riproponevano la vecchia ‘Nzegna.
La tradizione è continuata fino al 1953, anno in cui ci fu un grave incidente e da allora la festa non è stata mai più riproposta.
Delle ultime edizioni, Luciano conserva un ricordo diretto avendovi partecipato attivamente da buon scugnizzo di Santa Lucia e mi racconta che il giorno della festa vestivano un vecchio da Ferdinando ed una popolana da Maria Carolina e poi con una carrozza di gala, seguita da cortigiani e generali finti , riproducevano il corteo regale tra lazzi e schiamazzi. Mi racconta che nella vita di tutti i giorni la “coppia reale”, abitava a Pizzofalcone e aveva un “puosto” di meloni sulla Caracciolo. Ma per tutti erano sempre ‘o Re ea Regina da ‘Nzegna.

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